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L’Europa sta attraversando un momento di difficoltà oggettiva, e allora, perché non rivolgere lo sguardo a realtà diverse? Airone Seafood è un esempio virtuoso, è infatti riuscita a fare impresa in Africa e i suoi numeri parlano chiaro.
Airone è presente sul territorio africano da quasi trent’anni, l’azienda – che ha una sede in Italia a Reggio Emilia, e una sede in Costa D’Avorio – è attiva nel settore delle conserve ittiche e alimentari.
Lo scorso 16 settembre, in occasione del Business Forum organizzato da Confindustria Assafrica era presente anche Airone. All’evento hanno partecipato, tra gli altri, il primo ministro ivoriano Patrick Jerome Achi e il presidente della Repubblica Alassane Ouattara. Proprio nel corso del Forum è stata ribadita l’importanza di investire sempre di più in Costa d’Avorio, approfittando dell’ampio spazio di mercato e della possibilità di fare impresa con il sostegno del governo.
Andrea Aliani, Responsabile qualità del Gruppo Airone Seafood, nell’occasione ha ribadito i fattori di successo di Airone in Costa D’Avorio: “Operiamo in zona franca, e questo comporta dei vantaggi competitivi, abbinati a oneri sociali che stanno particolarmente a cuore alla nostra società. Inoltre, stiamo completando una rete di filiera che va dalla pesca alla trasformazione e alla vendita, per garantire massima qualità e sostenibilità. Per questo abbiamo un laboratorio accreditato in cui controlliamo tutte le materie prime. Infine – ha sottolineato Aliani – in questi ultimi due anni abbiamo investito 5 milioni di euro nel miglioramento dei processi produttivi sul nostro sito di Treichville ad Abidjan”.
“La Costa d’Avorio – aggiunge Aliani – è il primo porto del West Africa, in particolare per quanto riguarda il tonno. Ogni anno circolano oltre 250 mila tonnellate di tonno, che vengono destinate in parte al mercato locale, in parte alle società di trasformazione ed in parte sono trasferiti in altre zone del mondo”.
Gli fa eco Sergio Tommasini, Amministratore Delegato del Gruppo Airone Seafood: “Per fare impresa in Africa è necessario considerare la variegata composizione etnica del tessuto socioeconomico. In Airone, ad esempio, sono presenti 48 etnie diverse. In azienda abbiamo 4 sigle sindacali e 18 delegati del personale. Il dialogo con loro favorisce l’omogeneità della composizione del gruppo di lavoro – dichiara Tommasini –. Importante anche il fattore religioso, dato che abbiamo una maggioranza cristiana e una minoranza musulmana. Questo riflette anche banalmente la composizione del menù della mensa sociale. Le attività verso il personale sono diverse e anche di stampo sociale: dai prestiti per la scolarizzazione dei bambini, al supporto per i funerali, alle attività sociali in generale”.
Questo approccio di Airone Seafood è molto apprezzato anche dalle autorità locali ivoriane: “Ci definiamo portatori di ‘Italian nation branding’ – dice con orgoglio Tommasini – che per noi significa, da un lato, creare sviluppo industriale e indotto, dall’altro, tessere e consolidare relazioni virtuose allo scopo di contribuire alla crescita del territorio in cui operiamo. Verso le istituzioni c’è rispetto reciproco. Da un lato abbiamo un rapporto stretto con i principali ministri del settore e dall’altro facciamo parte della business community di Assafrica Confindustria, che gestisce il network delle aziende italiane che operano in Africa e coloro che vorrebbero lavorarci nel futuro. Anche come consigliere di Assafrica svolgo un ruolo di brand Ambassador della capacità imprenditoriale italiana all’estero”.
Ecco che l’Africa, in un momento di difficoltà per l’Europa, diventa una grande opportunità e un concreto sbocco industriale. Inoltre, l’atteso ingresso nel mercato della nuova moneta ECO in via definitiva (di cui dovrebbero beneficiare le aziende), nel corso del tempo potrebbe portare a un abbassamento dei tassi di interesse.
Airone opera nel settore delle conserve ittiche, ed è la prima azienda italiana (con sede a Reggio Emilia) a capitale privato in Costa D’Avorio. Uno dei cardini su cui si basa il successo dell’azienda è rappresentato dal concetto di sostenibilità. L’Amministratore Delegato Sergio Tommasini: “Operiamo nel settore delle conserve ittiche, e lavoriamo in una filiera integrata da monte a valle. Il pesce intero, pescato in modo certificato e sostenibile, entra in stabilimento, viene trasformato in prodotto finito e destinato prevalentemente all’esportazione in Europa. Gli operatori in Costa d’Avorio seguono la filiera di trasformazione, mentre in Italia gestiamo la commercializzazione e la logistica. A livello generale l’azienda aggiunge al concetto di sostenibilità sociale, il fattore della vicinanza al territorio”.
We Take Care non è solo un claim aziendale, ma un vero e proprio impegno col territorio: Airone, come gruppo, conta 1500 dipendenti, il cui 70% sono donne. Ecco perché anche l’aspetto legato alla formazione diventa un punto fondamentale, continua Sergio Tommasini: “Abbiamo un programma formativo a diversi livelli, dagli operai al management, con la continua ricerca della rotazione lavorativa per garantire il passaggio generazionale”.
Un concetto di sostenibilità, quello portato avanti dal Gruppo Airone, che si potrebbe definire “allargato”: non solo l’impegno per garantire e ricercare una “pesca sostenibile” grazie alle Certificazione Dolphin Safe, Friends of the Sea e MSC, ma anche uno sguardo attento alla qualità di vita dei propri dipendenti e del territorio. Caratteristica questa, che muove ogni scelta dell’azienda: i nostri dipendenti hanno infatti una serie di benefici a supporto della crescita personale e delle loro famiglie”.
Un impegno ambientale che si conferma tale grazie all’uso di carta FSC per i prodotti a marchio, e al supporto ad Ogyre per la raccolta di rifiuti marini durante la pesca.
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